#STEP 33 LA SINTESI FINALE
In questa esperienza di studio mi ha emozionato la ricerca della bellezza della “cosa”.
La bellezza intesa come la conoscenza di varie sfaccettature della “cosa” legate tra di loro.
Castro, una località Marina del Salento denominata “la perla del Salento”, dá l’imput di partenza al mio percorso.
La scelta del posto già tocca il cuore, è la mia terra. Una terra d’incanto che fa da sfondo alle sue caratteristiche bellezze, ad un romanzo giallo in salsa salentina e a diverse pellicole cinematografiche.
Citazioni bibliografiche descrivono minuziosamente Castro, la storia del suo nome e il ritrovamento della statua della Dea romana Minerva.
A Castro, passeggiando nelle viuzze del centro storico, si può notare agli angoli dei balconi, nella varietà dei suoi colori, il pumo, un complemento che per noi salentini ha un valore che risale alle sue origini.
I diversi appellativi rivelano la storia di un frutto che ha la forma di un bocciolo che sta per schiudersi facendo spazio al rifiorire di una nuova vita; simbolo di prosperità e di fecondità, si porge in dono come buon auspicio, in passato invece era segno di ricchezza e di distinzione sociale.
La bellezza, si sa, coinvolge i sensi, la varietà dei materiali che hanno per protagonista il pumo offre al tatto e alla vista piacevoli sensazioni.
A volte semplice e pulito nella sua linea, a volte eccentrico e arricchito nella sua composizione , il pumo calca set televisivi e attira l’attenzione anche dei più piccoli, lo troviamo infatti in una rivista per bambini.
Nell’approfondire la conoscenza del pumo, mi ha divertito la ricerca di simpatici proverbi a lui dedicati, immaginarne poi una bizzarra evoluzione futura, disegnare una mappa concettuale e collegarlo ad un ventaglio di nomi, di parole, di numeri e di azioni. Testimone dell’arte, trae la sua bellezza dalle tecniche di lavorazione delle mani sapienti degli artigiani che oggi hanno reinventato il pumo rendendolo protagonista in cucina e sulle tavole apparecchiate, contraddistinguendolo con marchio registrato creando così un’arte esclusiva. Quell’arte che, coniugando il fuoco con la terra madre, è portavoce di poesie e canti popolari intrisi di gioie e sofferenze e lascia traccia in un museo e su di un Francobollo per avvolgere tutti gli aspetti.
A Natale, rientrando a casa nel caro Salento, ho posato lo sguardo su di un vecchio pumo messo in bellavista sul mio pianoforte, era come se mi parlasse, mi raccontasse del suo maestro artigiano che mentre con le sue mani lo creava, gli infondeva il proprio animo, la propria arte, il proprio cuore, e per incanto la materia diveniva vita, soffio di bellezza.
La bellezza intesa come la conoscenza di varie sfaccettature della “cosa” legate tra di loro.
La scelta del posto già tocca il cuore, è la mia terra. Una terra d’incanto che fa da sfondo alle sue caratteristiche bellezze, ad un romanzo giallo in salsa salentina e a diverse pellicole cinematografiche.
Citazioni bibliografiche descrivono minuziosamente Castro, la storia del suo nome e il ritrovamento della statua della Dea romana Minerva.
A Castro, passeggiando nelle viuzze del centro storico, si può notare agli angoli dei balconi, nella varietà dei suoi colori, il pumo, un complemento che per noi salentini ha un valore che risale alle sue origini.
I diversi appellativi rivelano la storia di un frutto che ha la forma di un bocciolo che sta per schiudersi facendo spazio al rifiorire di una nuova vita; simbolo di prosperità e di fecondità, si porge in dono come buon auspicio, in passato invece era segno di ricchezza e di distinzione sociale.
La bellezza, si sa, coinvolge i sensi, la varietà dei materiali che hanno per protagonista il pumo offre al tatto e alla vista piacevoli sensazioni.
A volte semplice e pulito nella sua linea, a volte eccentrico e arricchito nella sua composizione , il pumo calca set televisivi e attira l’attenzione anche dei più piccoli, lo troviamo infatti in una rivista per bambini.
Nell’approfondire la conoscenza del pumo, mi ha divertito la ricerca di simpatici proverbi a lui dedicati, immaginarne poi una bizzarra evoluzione futura, disegnare una mappa concettuale e collegarlo ad un ventaglio di nomi, di parole, di numeri e di azioni. Testimone dell’arte, trae la sua bellezza dalle tecniche di lavorazione delle mani sapienti degli artigiani che oggi hanno reinventato il pumo rendendolo protagonista in cucina e sulle tavole apparecchiate, contraddistinguendolo con marchio registrato creando così un’arte esclusiva. Quell’arte che, coniugando il fuoco con la terra madre, è portavoce di poesie e canti popolari intrisi di gioie e sofferenze e lascia traccia in un museo e su di un Francobollo per avvolgere tutti gli aspetti.
A Natale, rientrando a casa nel caro Salento, ho posato lo sguardo su di un vecchio pumo messo in bellavista sul mio pianoforte, era come se mi parlasse, mi raccontasse del suo maestro artigiano che mentre con le sue mani lo creava, gli infondeva il proprio animo, la propria arte, il proprio cuore, e per incanto la materia diveniva vita, soffio di bellezza.
Commenti
Posta un commento